Quando nel 2019 è uscito il bando Progetto Speciale Disabili finanziato dalla Regione Piemonte abbiamo subito capito che poteva essere l’occasione per sperimentare nuove collaborazioni, metterci in gioco come organizzazione e ingaggiare le aziende in una modalità 2.0.
Il progetto IN & AUT nasce così
Partiamo da una nuova partnership, tra il Consorzio Abele Lavoro, il Centro Regionale Esperto per i Disturbi dello Spettro Autistico in Età Adulta e l’Associazione Emilio Onlus, che costruisce un progetto basato su bisogni reali, primo tra tutti il bisogno di riconoscimento come adulti autonomi delle persone coinvolte.
Il progetto ha dato spazio:
- alla formazione dei/delle professionistə coinvoltə;
- all’orientamento individuale e di gruppo, al training per l’autonomia e il potenziamento cognitivo e al supporto psicologico di 10 beneficiar*;
- al lavoro con le famiglie;
- all’attivazione di 5 tirocini e al loro tutoraggio;
- al lavoro di consulenza e sensibilizzazione delle aziende.
Tutto questo dentro una cornice il più possibile rigorosa, che ci permettesse di avere dati utili a comprendere l’impatto del nostro lavoro. Le colleghe dell’Asl hanno infatti effettuato una raccolta di dati qualitativi e quantitativi utili a pubblicare un articolo scientifico sulla rivista Frontiers.
Potremmo dirvi che è stato tutto semplice: non è stato così. Quello che però si è percepito, in maniera intensa, è stata la voglia di capirsi, di collaborare, di impiegare tempo e risorse costruendo pensiero con le persone coinvolte.
Laura Torrero, case manager del progetto, racconta: “All’avvio del progetto In&Aut molti erano i dubbi e le domande circa la modalità di lavoro con un’utenza per me nuova: come approcciarsi, a cosa porre maggiore attenzione, cosa approfondire durante le fasi di orientamento, come lavorare con la persona e come impostare il lavoro con l’azienda. La formazione svolta durante tutta l’attività di progetto mi ha permesso di approfondire gli aspetti legati alla neurodivergenza, e all’autismo nello specifico, con numerosi spunti di riflessione. Inoltre, lo spazio di confronto sui singoli inserimenti mi è servito a dare letture differenti alle diverse situazioni, a potermi approcciare ad esse in maniera più flessibile sia nei confronti delle persone che delle aziende coinvolte”.
Abbiamo attivato 5 inserimenti lavorativi in 5 diverse aziende, con ruoli e mansioni differenti. Ad oggi, una persona non è riuscita a portare a termine il suo tirocinio, tre hanno avuto una proroga del tirocinio, una verrà assunta a partire da settembre.
Cosa è stato l’inserimento lavorativo dal punto di vista del tutor, ce lo spiega Chiara Comella – case manager: “Voglio premettere che l’integrazione lavorativa delle persone con disabilità, in particolare psichica e intellettiva per me rappresenta un elemento importante di motivazione e di sfida. Il tassello del lavoro, che noi progettiamo inizialmente con lo strumento del tirocinio, è un passaggio che implica un cambiamento profondo che coinvolge l’intera vita della persona e ha un impatto molto importante sulla stima di sè, sul percepirsi capace e di valore e sulla possibilità di entrare a pieno nel mondo adulto. Trattandosi, come abbiamo detto, di un “cambiamento profondo”, tutto l’ambiente che può essere di supporto va coinvolto: la progettazione di un inserimento lavorativo si colloca all’interno di un quadro più ampio che necessita di essere condiviso per poter funzionare al meglio. In questa fase il supporto della rete, fatta degli operatori e delle operatrici dei servizi e, talvolta, anche dei famigliari, è molto prezioso. Come tutor ho sentito (e sento) la responsabilità di sostenere il tirocinante in questo cambiamento e di promuovere delle modifiche ambientali che possano sostenere l’inserimento. Infine, in questo progetto mi è stato ancora più chiaro che questo lavoro richiede anche a noi operatrici di essere flessibili, di riconoscere i limiti e individuare soluzioni, sapendoci adattare: mi ricordo per esempio di un appuntamento alle 6:30 del mattino del 14 febbraio alla fermata della metro, per fare insieme il tragitto il primo giorno di tirocinio e tenere a bada l’ansia…”.
E poi c’è stato il lavoro di sensibilizzazione delle aziende. “Fare cultura” è uno degli obiettivi del Consorzio Abele Lavoro e in questo progetto lo abbiamo concretizzato attraverso la nostra attività di consulenza specifica alla mansione, attraverso gli incontri di tutoraggio e grazie al sostegno e all’esperienza di Emilio Onlus, oltre al confronto con tutti i servizi coinvolti.
Volevamo, però, che il progetto lasciasse una traccia non solo dentro alle persone coinvolte, ma una traccia che fosse utile ad altrə, che ci aiutasse a tenere a mente perché abbiamo scelto questo progetto e in generale questo lavoro. Avevamo tre temi in mente: cosa è l’autismo e quali sono i falsi miti da sfatare, qual è il linguaggio corretto per parlare di e con persone autistiche e che consigli poter dare alle aziende che vogliano assumere lavoratori e lavoratrici con autismo.
La soluzione più di senso che abbiamo trovato è stato chiederlo a chi conosce il tema non solo perché lo ha studiato, ma perché lo ha vissuto e lo vive in prima persona. Così abbiamo intervistato Silvia Chieregato, psicologa e psico-terapeuta, Alice Sodi, Presidenta di Neuropeculiar e Tiziana Naimo, creatrice del blog Bradipi in Antartide.
Lasciamo a voi la visione dei video, noi facciamo tesoro delle loro parole e di tutta l’esperienza di questo progetto per continuare a fare il nostro lavoro, nell’unico modo in cui siamo in grado di farlo, con passione, professionalità e vogli di stare nel cambiamento.
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