Il sorriso ritrovato
“Formazione al lavoro – Aiutante Magazziniere per persone con disabilità fisica. Edizione 2019-2020.” 200 ore di aula e 200 ore di stage in azienda. Si iscrivono al corso undici partecipanti, due lasciano lungo il percorso, un’altra persona ancora non riesce a terminare lo stage e il corso a causa di motivi di salute. Terminano regolarmente in otto.
Questa storia inizia il 13 gennaio. Di lì a poco sarebbe iniziata l’emergenza sanitaria. Il Covid. La pandemia. Le lezioni terminano il 21 febbraio. Ci rivediamo in aula a luglio. Lavoriamo un altro mese. Stop ad agosto. Siamo allo stage, si inizia il 31 agosto, si termina il 29 ottobre. È passato qualche mese. E oggi io e Laura rincontriamo Graziano. Uno degli “ex fal”, così come li chiamiamo noi. Graziano arriva con il suo solito bel sorriso, quello che ha sempre portato in aula, quello con cui si è fatto conoscere, insieme alla sua buona dose di ottimismo contagiante… E il suo percorso, con il suo cambio di rotta, parte dal suo sorriso perso. Laura conduce l’intervista.
Graziano come sei venuto a sapere del corso Fal – Aiutante Magazziniere?
Passaparola. Me lo ha raccontato la moglie di Davide in CGIL (Davide è uno dei nostri orientatori e docente in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro).
Cosa ci vuoi raccontare di questo percorso?
Ormai erano diversi anni che ero a casa. Disoccupato. Vivevo una condizione vicina alla depressione, nonostante il mio carattere (sono un positivo e un’ottimista). Scoperta questa opportunità, ho deciso di provarci. Ritornare tra i banchi a 55 anni (si può fare!). Ci provo. Con grande entusiasmo. Ritorno nel modo esterno. Consapevole che nessuno al Consorzio Sociale Abele Lavoro mi stava promettendo un impiego, ma una formazione che prevedeva anche un percorso di stage in azienda. Laura, tu me lo hai detto dal primo momento – “non possiamo promettervi che troverete un lavoro!”. Ma lo stage sarebbe stato un buon banco di prova per fare il mio ritorno nel mondo del lavoro, dopo diversi anni di stop.
Mentre siamo qui a chiacchierare, io, Laura e Graziano, lui non fa che ringraziare e sorridere. E intanto faccio un passo indietro nel tempo. Ripercorro anch’io questi mesi, felice della strada fatta fino ad oggi.
Mi presento. Mi chiamo Cinzia. Lavoro al Consorzio Sociale Abele Lavoro dal primo settembre 2019 e mi occupo di inserimenti lavorativi. Che significa? Che parlo con le imprese. Che incontro le persone in cerca di lavoro. E con il mio gruppo le orientiamo, le prepariamo a fare il loro ingresso, il primo o l’ennesimo, nel mondo del lavoro. È un lavoro troppo bello e complesso da sintetizzare in questo spazio che è dedicato piuttosto alla storia di Graziano. Ma provo a raccontarvene un pezzetto.
Come funziona il FAL. Le colleghe orientatrici, Laura e Daniela, incontrano e selezionano i partecipanti. In questo caso persone disoccupate e iscritte al Collocamento Mirato. Io e il mio collega Fabrizio ci occupiamo del contatto con le imprese per cercare loro un’opportunità di stage curriculare. Purtroppo, mi tocca aggiungere, non retribuito, il progetto non lo prevede. Entrambi li incontriamo in aula. Facciamo qualche docenza anche noi. Poi ci rivediamo con le colleghe e insieme ragioniamo su delle ipotesi di aziende.
Quello dell’anno scorso è stato il mio primo FAL. E ricordo ancora la frustrazione quando durante il primo matching le mie idee venivano tutte scartate. Sentivo una rabbia che non riuscivo ad esprimere. Anzi, in realtà probabilmente l’ho espressa, con toni anche non proprio gentili. Rifiutavo il parere dei miei colleghi, che ovviamente facendo questo lavoro da anni, ne sanno molto più di me! Quando si fa il match tra persona e impresa, soprattutto in un progetto come questo, si devono considerare tantissimi aspetti: lo stato di salute della persona, il tipo di lavoro che può fare, ma soprattutto quello che non può fare. Quasi tutti non guidano. Quindi: sede di lavoro. È raggiungibile con i mezzi? Lo stage non è retribuito. Non possiamo scegliere un posto raggiungibile a piedi? Ho avuto un’idea geniale: vi piace questa realtà? Sì, ma che c’entra con l’attività da magazziniere? Vabbè… Accetto mio malgrado e indispettita mi faccio da parte. Ma sono ancora nel mio periodo di apprendimento. Il mio collega Fabrizio, fa il grosso. Con pazienza, esperienza e dedizione. Pensa a delle ipotesi per tutti loro, in accordo con le mie colleghe, coerenti e perseguibili per ognuno di loro. Su otto persone, io riesco a lavorare solo per una. Una biblioteca comunale. Il tutto salta per via del covid.
Quando a luglio ritrovo i miei studenti in aula erano già stati messi al corrente delle ipotesi fatte per loro. È vero che noi mettiamo al centro di tutto la persona con le sue aspirazioni, ma è pur sempre vero che dobbiamo fare i conti con la realtà e purtroppo le persone non possono sempre scegliere dove andare. Scegliamo noi operatori. Facendo del nostro meglio.
Quando chiedo a Graziano se è contento dello stage che sarebbe andato a fare di lì a un mese in un piccolo supermercato, lui risponde di sì, ma mi accorgo di un dettaglio. Non c’è più il suo sorriso. Resto perplessa. Durante la pausa gli chiedo se fosse successo qualcosa e allora lui, con la sua grande umiltà e con l’educazione che lo contraddistingue mi riporta il suo poco entusiasmo per quest’opportunità, che sì apprezzava, ma dietro la quale non intravedeva nessuna possibilità futura (perché in fondo, anche se non lo promettiamo, la speranza c’è sempre). Questo è vero. A volte lo stage è una piccola palestra. Un banco di prova per tastare capacità e competenze. Nel frattempo sono passati dei mesi, le mie relazioni lavorative sono migliorate e il passo più importante che ho dovuto fare è stato quello di mettermi in discussione, ma ancor di più quello di affidarmi e di fidarmi delle mie colleghe e colleghi. Le cose vanno meglio. Cerco il coraggio. Lo trovo, lo afferro e vado da Laura. “Senti, io lo so che Graziano è già stato incrociato. Ma Graziano è infelice. Posso provare a fare uno switch? Ho avuto una bella idea”. La mia saggia collega, resta in silenzio, ci pensa. Mi guarda. E mi dice: “Vai!”. Con un però ovviamente. “Cinzia, tu prima però senti l’azienda. Se ti dicono sì, solo a quel punto allora lo diciamo a Graziano. E parlane prima con Fabri!”.
“Grazie Laura”.
Io continuo ad ascoltarli, tra sorrisi e commozione. Laura ci tiene a rendere merito a Graziano “Sei riuscito a comunicarci in maniera educata la tua perplessità. Quindi è stato possibile leggerci a vicenda. E sei stato in grado (non tutti ci riescono) a vivere appieno questa formazione come un’opportunità, facendo in modo che non fosse soltanto una misura passiva. In questo modo ci hai messe nelle condizioni di fare l’incrocio giusto”.
Oggi Graziano lavora alla Big Mat De Tommasi di Torino, ha un contratto a tempo indeterminato e ovviamente il suo stage è stato un grande successo. Per tutti. Per Graziano. Per la Big Mat. E per il Consorzio Sociale Abele Lavoro. E questa è la magia del nostro lavoro.
La “Formazione al Lavoro – Aiutante Magazziniere” si è svolta nell’ambito della Direttiva Disoccupati – Bando Mercato del Lavoro”, finanziato nell’edizione 2019 – 2020 dalla Città Metropolitana di Torino.