Le Politiche Attive oggi. E domani?
Siamo partiti dalle nostre storie, dalla nostra esperienza, con l’obiettivo di tornare ad essere portatori di interesse nei confronti di chi decide le politiche attive nel nostro territorio… questo è un po’ cosa stiamo facendo, mettendo a volte da parte gli interessi, condividendo le conoscenze, le informazioni.
Siamo ad un punto di svolta, il momento è cruciale, e mai come ora il tema delle politiche attive, è critico e può svoltare in una direzione o nell’altra. L’anno che ci siamo lasciati alle spalle, e soprattutto quello che si affaccia, rischiano di essere ricordati non solo come gli anni della pandemia, ma anche di una crisi economica globale senza precedenti.
In questo quadro, chi, come noi, si occupa di orientamento, formazione e inserimento lavorativo, si sente particolarmente sollecitato e in qualche modo sente anche la responsabilità di poter essere il fulcro di possibili cambiamenti nell’ambito dell’inserimento al lavoro, a maggior ragione per quei profili o quei soggetti, che per le loro fragilità, rischiano più di altri di rimanere indietro, se non agiamo sui meccanismi dell’inserimento e per i quali le politiche attive, possono, anzi devono, essere la possibile porta di accesso, certamente ad un reddito ma anche ad un’inclusione sociale attiva e non solo frutto di politiche passive, che se è vero che integrano il reddito, contestualmente non sostengono l’inclusione delle persone, nel loro contesto di vita .
In questa cornice si colloca “Girano le PAL” che è il nome autoironico dato ad un gruppo di operatori di diverse organizzazioni del torinese e non solo che si occupano di politiche attive, con particolare riguardo a soggetti svantaggiati, per ragioni economiche, per disabilità, per essere in carico a servizi (SerD, CSM, UIEPE).
Il gruppo nasce in maniera un po’ casuale, anche se il caso non esiste, nel mese di aprile 2020, in balia del Covid, durante il primo lockdown che ci aveva lasciati preoccupati e attoniti, tra il rimanere a casa, chiedere il FIS, domandarsi cosa ne sarebbe stato del nostro lavoro, e con il pensiero rivolto ai tirocini sospesi, ai disgraziati che con la sospensione vedevano le loro, già misere entrate, completamente a zero, in quanto il tirocinio non prevede ammortizzatori sociali.
Bloccati loro, bloccati noi, il pensiero indirizzato a come muoversi, al futuro incerto delle nostre organizzazioni e delle persone con le quali lavoriamo, che non possiamo incontrare e che comunque sentiamo, per non rompere quel filo sottile della relazione, costruita in incontri e scontri, in delusioni, frustrazioni e successi.
All’improvviso un’illuminazione ed una mail inviata ai primi contatti che mi vengono in mente, gente con cui abbiamo condiviso anni di progetti, di inserimenti di registri e di incontri. La ricordo ancora, l’oggetto era “Come vi state muovendo?”.
Come se avessi semplicemente anticipato i tempi, e fatto qualcosa che era nell’aria e di cui sentivamo tutti il bisogno, fioccano le risposte, le telefonate, i “anche io pensavo di chiedervi come stavate facendo”.
In un momento critico, ci siamo ritrovati, abbiamo ricercato i punti comuni, al di là della concorrenza e delle nostre diversità. Abbiamo iniziato a incontrarci, on line. Dieci, quindici, venti volti su uno schermo, facce pallide, sfondi di case, ma la voglia e la soddisfazione di condividere e di scoprirsi tutti nelle stesse condizioni (più o meno). Il confronto diventa scambio, dubbi, ricerca di informazioni, tentativo di sollecitare la Regione per avere risposte, per chiedere confronti.
Da qui l’idea di dare alla mailing list il nome di “Girano le P.A.L.”, non tanto nel significato, certamente ironico, ma che potrebbe apparire polemico, quanto con l’idea di sottolineare quello che stava accadendo, il girare delle informazioni, dei dubbi delle domande e delle perplessità, il mettersi di nuovo in movimento.
Da allora il gruppo che coinvolge circa quindici organizzazioni, alcuni dei quali consorzi e quindi incubatori di altri enti ancora, si è incontrato circa due volte al mese, si è posto domande, ha condiviso documenti, è diventato in qualche modo anche un gruppo di stimolo per le varie rappresentanze, portando alle stesse concetti condivisi e centrali per tutti noi che ci occupiamo di politiche attive, con particolare attenzione a soggetti fragili, partendo dal punto di vista di chi opera, si sporca le mani, incontra le persone, ne sente le debolezze, e quindi sa bene, cosa servirebbe e quali siano i punti di miglioramento delle nostre pratiche.
Siamo partiti dalle nostre storie, dalla nostra esperienza, con l’obiettivo di tornare ad essere portatori di interesse nei confronti di chi decide le politiche attive nel nostro territorio; l’obiettivo ancora sfocato e che stiamo cercando di mettere a fuoco, è quello di rendere maggiormente accessibili a chi non ce la fa, le politiche attive, avvicinando da un lato le persone, ma anche le aziende, che decidono di investire su questa scommessa; ma che per quanto onerosa, non può e non deve essere soltanto in perdita. Penso ad esempio alle questioni relative all’anticipo dei fondi da parte delle aziende richiesto da alcuni progetti, per quegli inserimenti che sono sulla carta, con poche speranze di successo. Abbassare la soglia dell’inserimento, significa aumentare le possibilità di accesso, a chi altrimenti non ha alternative se non restare fermo al palo, in attesa di sussidi o di aiuti a fondo perduto.
Fin qui sembra una storia romantica, di quelle a lieto fine, semplici senza fatica…non è così. Incontrarsi confrontarsi, discutere cercare punti comuni, sono tutte attività che costano fatica, richiedono tempo e investimento (il tempo è denaro e spesso scarseggiano entrambi). Bisogna ritarare gli obiettivi, dare continuità, fare sintesi e accettare che a volte la discussione prenda strade differenti da come immaginavi.
Le somiglianze, ma anche le differenze, la paura di perdere “potere”, che qualcun altro ottenga al posto nostro posizioni di vantaggio, che diventi riferimento per la committenza, ma anche il buon senso, la voglia di andare oltre di condividere, che non vuol dire perdere ma aggiungere; a volte è necessario fare un passo indietro per la rincorsa e non per la ritirata; questo è un po’ cosa stiamo facendo, mettendo a volte da parte gli interessi, condividendo le conoscenze, le informazioni; come si dice sapere è potere, ma se condivido il sapere riesco anche a condividere parti di potere.
Non è una novità, non abbiamo inventato nulla, ci abbiamo già provato e la mia percezione è che negli ultimi anni, ci fossimo tutti un po’ rintanati dietro le nostre realtà, alla ricerca del nostro piccolo eden, assecondando movimenti di divisione e di spartizione di fette sempre più piccole di quel dolce, che è il nostro lavoro. Forse solo un evento eccezionale, come quello che stiamo vivendo, poteva in qualche modo rimettere in gioco l’idea di condivisione a tutto tondo, ci riproviamo, sapendo che è possibile, l’abbiamo dimostrato, mettersi insieme non solo in un’ottica economica, ma anche di condivisione di pratiche e di visione.
Tutto questo ha un senso però dentro la cornice delle Politiche Attive, nella quale ci muoviamo. A che punto siamo? Dove stiamo andando? Dove vorremmo andare?
La situazione che stiamo vivendo, il Covid, la crisi della quale si intravede solo l’inizio, rendono centrale o almeno potrebbero, il nostro ruolo di agenzie per il lavoro. Incontriamo e incontreremo sempre più persone, le risposte e gli interventi che potremmo offrire loro, ma anche alle imprese, che sono l’altro nostro interlocutore, non potranno essere banali o insufficienti, pena il disastro.
Allora la nostra esperienza, il nostro osservatorio privilegiato sul mercato del lavoro e l’anticipare quello che potrà essere, sono fondamentali, e lo sono ancora di più per chi in questa crisi, sarà colpito più duramente partendo già da situazioni di svantaggio.
Anticipare i tempi, provare a costruire risposte condivise e non soltanto a puro scopo utilitaristico (anche se restiamo anche noi Imprese e come tali dobbiamo sostenerci) ma anche con la responsabilità sociale del nostro lavoro e del nostro impegno, certi che anche grazie al nostro impegno potremo traghettarci fuori, insieme.
Abbiamo sin qui portato e condiviso suggerimenti sugli atti di indirizzo dei Buoni servizi al lavoro, che in qualche modo rilanciati dalle nostre rappresentanze, che hanno funzionato da cassa di risonanza, sono stati portati alla Regione, e che anche se non totalmente, sono stati accolti, o quanto meno ascoltati. Stiamo lavorando per offrire proposte rispetto alle prossime progettualità sui disabili, e contestualmente ci confrontiamo sulle notizie, sulle modalità di lavoro nei vari progetti, sui dubbi che emergono e che prima forse venivano condivisi in micro gruppi, adesso hanno una platea più ampia.
Penso che tutto questo lavoro, sia stato funzionale, anche come volano per riattivare sul tema delle politiche attive le nostre rappresentanze, che si sono attivate, anche grazie all’avvio di tavoli tecnici sulla materia e che guardano anche a questa esperienza, dopo un avvio guardingo a dire il vero, anche come possibile sintesi e raccolta di istanze più allargate e condivise.
Il viaggio continua…e i prossimi mesi saranno decisivi, noi ci siamo, vogliamo esserci, vogliamo parlare, dire quello che pensiamo con un pizzico di presunzione derivante dal fatto che siamo consci di conoscere bene il tema nelle sue sfaccettature.
Un ringraziamento, che volutamente è dedicato ai nomi dei partecipanti e non alle organizzazioni che rappresentano, non perché questo gruppo sia o voglia diventare un insieme sparso di persone, ma perché è nato prima ancora dall’esigenza personale, che organizzativa, frutto del lavoro fianco a fianco con molti di loro, e da cui si deve partire perché diventi patrimonio delle organizzazioni, e come tale riconosciuto e condiviso.
Dunque, in ordine rigorosamente sparso, e con le scuse se ho dimenticato qualcuno, va un grazie a chi in questi mesi, ha investito con me sul confronto e sul pensiero: Grazie Tamara, Beatrice, Paola, Diego, Morgana, Angelo, Filippo, Maria Grazia, Cristina, Vittorio, Adelina, Giovanna, Sara, Gianluca, Cinzia e Cinzia, Rosetta, Manuela, Andrea, Gianclaudia, Federica, Elena, …